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ParlareBitcoin

Un simile titolo sembrerebbe prendere in giro il lettore. Eppure è capitato nell’arco della storia, anche italiana, che qualcuno si ponesse questa domanda. La moneta contenuta nelle nostre carte di plastica non è un bene di cui noi siamo direttamente proprietari. Detto in altro modo, la moneta che abbiamo in tasca e quella che abbiamo in banca, seppur nella carta di nostra proprietà, non è fisicamente di nostra proprietà.

Capisco la difficoltà del concetto. Il modo migliore per chiarirlo è immaginare un collasso finanziario improvviso della vostra banca. Immaginate un giorno di ricevere una risposta negativa dal bancomat quando provate a prelevare, o pagare alla cassa del supermercato. La prima cosa che fareste è andare in banca, ma la banca è chiusa e resterà chiusa, con un cartello fuori dalla porta di entrata a dirvi che la banca non ha più la possibilità finanziaria di offrire servizi ai propri clienti. ”Ė impossibile che accada”, “è uno scenario improbabile”, “per quale motivo la mia banca dovrebbe chiudere?” Queste sono le tipiche domande che mi vengono rivolte quando faccio questo esempio. Eppure ci sono stati casi, nella storia, in cui la frase “non sei proprietario del tuo denaro” è stata messa in evidenza:

Così scriveva wallstreetitalia.it nell’articolo intitolato “Nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1992, Giuliano Amato…” Il caso del prelievo forzoso applicato dal governo Amato l’ho solo letto sui libri e non lo ricordo, anche perché ero troppo giovane per avere un conto corrente bancario. Ma ricordo altri casi simili, e addirittura peggiori di questo, che dimostrano come il denaro in banca non è in nostro reale possesso. Tra il 2012 ed il 2013 nasce una tensione finanziaria che colpisce l’isola di Cipro. Il 25 Marzo 2013, quando nel mio conto corrente bancario cominciavo ad accumulare i primi risparmi, la Commissione Europea (CE), la Banca Centrale Europea (BCE) ed il Fondo Monetario Internazionale (IMF) dichiarano il bailout (ovvero un aiuto finanziario) per lo stato di Cipro, in cambio della promessa di chiudere la seconda banca nazionale (Laiki Bank) ed approvare un’imposta sul capitale (pari al 48% dei depositi) della Bank of Cyprus, la banca dove la maggior parte della popolazione cipriota custodiva i “propri” risparmi. Inoltre, durante la crisi, un terzo del cash a disposizione di Rossiya Bank (circa 1 miliardo di Euro) venne congelato.

proprietà
Ricordo bene le news al telegiornale. Era tutto poco chiaro. L’unica domanda a cui cercavo di dare una risposta era: cos’è successo a tutte le persone che avevano i soldi in una di queste banche? Ho approfondito il tema ed ho trovato la triste risposta. Ci sono state persone che non sono riuscite a recuperare il loro denaro e che sono rimaste nullatenenti da un giorno ad un altro. Subire l’effetto di queste crisi è devastante. Ho parlato con persone che hanno descritto l’evento nei minimi particolari: negozi chiusi, supermercati vuoti e abbandono totale delle strade, scuole e altri istituti pubblici. Le cose che mi hanno sempre incuriosito sono la velocità dell’impatto e soprattutto il motivo. Perchè succede questo?

Le caratteristiche del nostro sistema monetario (espresse nell’articolo #4) rendono tutto ciò possibile. Al contrario, Satoshi Nakamoto ha ben pensato di lasciare il controllo dei bitcoin direttamente al loro proprietario, e non ad un ente terzo che si prende cura della custodia. Soltanto il proprietario di bitcoin ha accesso alla sua trasferibilità. In questo modo non sono possibili prelievi forzosi o collassi istantanei del sistema, e si ha sempre la possibilità di trasferire denaro in cambio di beni o servizi. L’ipotesi di un collasso suona strana e sembra lontana dalla realtà a noi, fortunati Europei che godiamo di un’economia stabile, ma comunque controllata dalle banche. Del resto, anche la crisi finanziaria di Cipro sembrava improbabile.

Il Bitcoin, attraverso l’utilizzo della criptografia, dà la certezza che il vostro denaro sia al sicuro e di vostra proprietà. La cosiddetta chiave privata è un codice unico e randomico che ha una forma simile a questa:

5HrMruikYDNGsdjTKfNLfhv1Qc
YSNbFEzcruuNWer8B7womqyA

Tradotta poi in immagine (codice QR), diventa:

chiave privata

Come viene generata? Per spiegare il procedimento di codificazione ‘binaria’ con cui le chiavi vengono create, mi piace il metodo “fai da te”, ma molto dettagliato, di 10bitcoin, ovvero “lanciando per 256 volte di fila una monetina e scrivendo su un foglio in successione 0 o 1 a seconda che esca testa o croce. Il numero casuale intero compreso tra 0 e 256 (-1), una volta espresso in base esadecimale, potrebbe essere usato (con qualche piccolo ‘aggiustamento’ irrilevante ai nostri fini) come una chiave privata per custodire e disporre realmente dei propri bitcoin”. Tuttavia, molti utenti non creano la propria chiave seguendo siffatto metodo, ma la ottengono dal ‘wallet’ (un tipo di app che approfondiremo nell’articolo successivo), che la crea e la assegna loro.

Quali sono le proprietà della chiave privata? Come faccio ad essere sicuro che questa chiave privata non possa essere clonata?

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